La
cultura in svendita è, oltre a un appropriato slogan, la fotografia crudele ma fedele dello spirito
di questi tempi. Mai come adesso si era assistito a una volontà così determinata
tesa a bandire ogni forma di accesso alla cultura e alla conoscenza. E così le
istituzioni si adeguano: la Giunta della Regione Toscana, con il suo governo di
sinistra, si è accanita in modo particolare contro la sua Biblioteca, struttura
di supporto per l'attività dell'ente ma anche struttura di riferimento per
biblioteche, enti e cittadini, che conserva oltre 100.000 volumi sulle materie
di competenza della Giunta regionale. Per prima cosa le si sono tolti gli
spazi: i libri prendono posto e lo spazio costa; lo spazio per i libri è
superfluo, pertanto quei volumi possono essere scartati o donati, libri che
disperatamente cercano asilo politico presso altre biblioteche, associazioni o
cittadini prima di finire al macero. Poi si è svuotata la Biblioteca di ogni
sua funzione e attività, negando di fatto l'erogazione dei servizi e l'accesso
a parti delle collezioni.
Ovviamente
ci chiediamo il perché di questo accanimento che va a discapito dell'intera
società: non solo si priva il territorio di una biblioteca specializzata ma,
cosa ben più importante e grave, si priva i lavoratori del necessario supporto
documentario per poter svolgere il proprio lavoro. E' bene che si sappia che
adesso si governa con l'assenza di conoscenza: vi immaginate un genio civile
che opera senza avere più accesso alla normativa o un ufficio legale privo
della necessaria consulenza giuridica fornita da periodici e banche dati? E
l'elenco potrebbe essere lunghissimo e potrebbe coinvolgere, come è, anche gli
aspetti più delicati della nostra vita quali la salute, il benessere sociale, i
trasporti: ma come può un governo
regionale andare contro il buon senso e pensare di improntare la propria
attività amministrativa sulla assoluta mancanza di documentazione? Come può,
inoltre, la Giunta guidata da Enrico Rossi negare l'accesso alle raccolte,
disfarsi delle pubblicazioni e tagliare i servizi di documentazione senza
rendersi conto che questo rappresenta un danno per la società intera?
Il
fatto è che quando una Pubblica Amministrazione decide di disfarsi dei propri
libri di fatto attua un'operazione di rimozione della propria memoria storica:
e una società senza memoria è una società senza futuro.
Bibliotecari Resistenti